Alvaro Vitali e i suoi ultimi giorni prima della scomparsa, avvenuta a 75 anni: il racconto dell’amico Claudio Di Napoli.
Dopo aver fatto ridere l’Italia intera per decenni (specialmente nei panni di Pierino) Alvaro Vitali ci ha lasciato a 75 anni con uno degli epiloghi più tristi immaginabili. Come raccontato dal regista e amico intimo Claudio Di Napoli a Fanpage, Alvaro Vitali se n’è andato in una maniera drammatica – perdendo la vita letteralmente sui gradini di casa, mentre agognava di tornare tra le mura domestiche dopo un ricovero ospedaliero.
“Voleva tornare a casa, non ne poteva più dell’ospedale. Ogni giorno mi ripeteva: “Domani mi inca*** e firmo”. E alla fine lo ha fatto davvero. Ieri, appena ho saputo che aveva lasciato l’ospedale, l’ho chiamato e mi sono arrabbiato. Ma lui non ce la faceva più. Era ricoverato da due settimane, voleva solo tornare a casa. È stato Manolo, un nostro amico che da qualche tempo gli faceva da assistente, ad andarlo a prendere. Lo ha portato a pranzo a Fiumicino, poi dal barbiere e infine a casa. Purtroppo, non è nemmeno riuscito ad arrivarci: dopo aver salito i primi tre gradini, si è sentito male e si è accasciato. L’ambulanza è arrivata subito, ma non c’è stato nulla da fare. È morto tra le braccia di Manolo”.
A segnare l’ultimo periodo della sua vita, la separazione con la moglie Stefania Corona (avvenuta quest’anno, dopo il matrimonio nel 2006). In tal senso, il paragone proposto da Di Napoli spezza davvero il cuore, pensando a quanto Alvaro Vitali fosse così solo:
“Era molto triste. La situazione sentimentale che stava vivendo lo aveva profondamente provato. Soffriva come un cane abbandonato sull’autostrada. Lo andavo a trovare tutte le sere in ospedale. Restavo con lui per un paio d’ore e lo vedevo piangere, stare male“.
Infine, tra i diversi dettagli emersi nell’intervista, le tre richieste fatte da Alvaro Vitali solo qualche giorno prima della sua morte fanno pensare che in qualche forma l’attore capitolino sentisse fosse vicino alla fine della sua vita:
“Lunedì sera mi ha fatto una richiesta che mi è sembrata strana. Mi ha detto: “Fratello mio, mi devi fare tre promesse”. La prima era far mettere una targa con il suo nome fuori dal palazzo in cui viveva, a Trastevere. La seconda: convincere il Comune di Roma a intitolargli una via. La terza riguardava il cinema: Alvaro non aveva mai calcato un red carpet e mi ha chiesto di fare in modo che gli venisse assegnato un premio alla carriera, anche postumo. Io gli avevo risposto scherzando che ci sarebbero voluti almeno altri 15 anni prima che dovessi occuparmene. Invece, è andata diversamente”.
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